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Anoressia Atletica
Una macchia nera nel Mondo dello Sport
Alcune persone vivono lo Sport ed il cibo in maniera ossessiva. Molti atleti seguono degli schemi alimentari del tutto disfunzionali, secondo un’ottica perfezionistica.
I DCA, nel mondo dello Sport, sono spesso confusi con atteggiamenti rituali, coerenti ed indispensabili per l’attività fisica svolta, ma questo è a dir poco surreale!
Non dimentichiamo che tutto ciò che introduciamo nell’organismo serve come:
- carburante
- protezione
- regolazione termica
- rinnovamento tissutale
Il nostro corpo ha letteralmente bisogno di carboidrati, di proteine e di grassi, in rapporti percentuali precisi e fissi: 50% di carboidrati, 30% di grassi e 20% di proteine.
Le quantità dei macronutrienti, assunte dagli sportivi, variano in base all’attività sportiva e all’intensità dello sforzo fisico. Sicuramente non esiste un regime alimentare fisso ed universale in grado di garantire elevate performance; tutto dipende da una concatenazione di più fattori.
Chi soffre di anoressia atletica è tormentato dall’ottenimento di performance sempre migliori e rivolge al proprio corpo un’attenzione estrema. Il paziente considera il proprio fisico come se fosse una macchina, destinata solo a lavorare per raggiungere il massimo della perfezione.
Negli ultimi anni si è riscontrata un’elevata percentuale di anoressia nervosa tra gli atleti, soprattutto tra quelli impegnati a livello agonistico.
Alcuni Sport richiedono un determinato peso corporeo ed un allenamento quasi estenuante. Tuttavia, dietro un illusorio vantaggio agonistico, si nascondono seri disturbi patologici.
Quali sportivi soffrono di Anoressia Atletica?
Molte donne atlete, come le ballerine, le ginnaste, le pattinatrici, le tuffatrici, etc, sono le sportive più soggette a soffrire di tale disturbo. Pur di mantenere un basso peso corporeo sono disposte anche al digiuno o ad eccessivi regimi restrittivi.
Alcuni sport enfatizzano proprio l’importanza di un corpo snello, basta vedere i più grandi campioni o campionesse del mondo:
- della ginnastica artistica;
- della danza;
- del pattinaggio artistico;
- dei tuffi dal trampolino;
- del ciclismo;
- dell’atletica.
Molti atleti adottano volontariamente uno scorretto metodo alimentare, al fine di non ingrassare, per cui via libera ai pasti irregolari, all’assenza di carne, di carboidrati, ai digiuni e all’uso di lassativi e diuretici.
Gli atleti che soffrono di anoressia si comportano esattamente come i pazienti affetti dai DCA. Mirano al perfezionismo e alla competitività, non tenendo conto dei reali bisogni fisiologici e biologici del proprio corpo.
Per molti atleti, il disturbo si manifesta soprattutto con la stagione agonistica. Per altri invece la stagione agonistica "non finisce mai", in questo caso il disturbo tende a cronicizzarsi.
L’importanza di un bravo allenatore
La figura di un bravo allenatore o tutor è determinante per la salute dell’atleta, soprattutto se si tratta di giovani adolescenti.
Il più delle volte è proprio l'allenatore che suggerisce una dieta ferrea al fine di migliorare la performance sportiva, senza tener conto delle caratteristiche biologiche e fisiologiche del corpo dell’atleta. Una tale superficialità potrebbe portare a conseguenze psicologiche e cliniche molto gravi.
Per questo è determinante che l’allenatore sia in grado di gestire la performance e la preparazione atletica del ragazzo, tenendo conto dei suoi bisogni primari.
Una sana attività sportiva è il primo passo verso una sicura vittoria.
Prevenzione
Per evitare dannose conseguenze, è necessario educare l'allenatore, i genitori e gli atleti sull’esistenza dell’anoressia atletica e sui danni che può provocare.
Sicuramente il peso corporeo è determinante per una buona performance sportiva, ma è anche vero che una corretta alimentazione è fondamentale per la salute di tutto il corpo. L’equilibrio dei nutrienti è indispensabile per avere la giusta carica energetica.
Quindi curare l'aspetto nutrizionale non significa sottoporre gli atleti a diete ferree e troppo restrittive.
L’obiettivo deve essere quello di insegnare ai ragazzi l’importanza di un atteggiamento resiliente, corretto e la possibilità di una competizione pulita e soprattutto sana. Ogni corpo possiede delle potenzialità fisiche che deve solo imparare a mettere in atto e sfruttare in modo funzionale.
In questo caso il supporto di uno psicologo potrebbe essere la chiave giusta per vivere lo Sport in modo funzionale al proprio benessere psicofisico.